L’inquinamento atmosferico e la perdita della vista
Secondo un recente studio, pubblicato sul British Journal of Ophthalmology e coordinato dal professor Paul Foster dell’University College of London (Institute of Ophthalmology), l’inquinamento atmosferico è associato, oltre che ai già noti problemi respiratori, anche a un maggior rischio di perdita progressiva e irreversibile della vista.
La patologia in questione, nota come degenerazione maculare legata all’età (AMD o DMLE), è la principale causa di cecità irreversibile tra le persone sopra i 50 anni: si ipotizza che entro il 2040 il numero di individui colpiti da AMD sfiorerà i 300 milioni.
I principali fattori di rischio della AMD sono l’età avanzata, il fumo e i fattori genetici ma ora, grazie a questo studio condotto in Gran Bretagna, si sa che anche l’inquinamento atmosferico è implicato, in particolare l’esposizione al particolato (PM2,5), al biossido di azoto (NO2) e agli ossidi di azoto (NOx).
I ricercatori dell’UCL hanno scoperto che le persone che vivono nelle aree più inquinate presentano almeno l’8% di probabilità in più di essere colpiti da AMD.
Il team di studiosi ha analizzato i dati di 115.954 persone di età compresa tra 40 e 69 anni: i partecipanti non presentavano problemi agli occhi all’inizio dello studio, partito nel 2006. Con il passare del tempo, si è scoperto che 52.602 partecipanti allo studio, che vivevano in aree con livelli elevati di inquinamento da particolato fine, hanno iniziato a mostrare cambiamenti strutturali nel numero dei recettori della luce e nello spessore della retina, due condizioni tipiche della AMD.