Oltre 50.000 decessi per le polveri ultrasottili
Secondo l'ultimo report dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) sulla qualità dell’aria, l’Italia è tra i primi paesi europei per decessi legati all’inquinamento atmosferico.
Nel 2018 sono venute a mancare prematuramente 52.300 persone a causa dell’esposizione al PM2,5: si tratta del secondo dato più alto in Europa, ma non solo. Sempre secondo l'EEA, l'Italia è il primo paese in Europa con 10.400 decessi dovuti all’esposizione agli ossidi di azoto e il secondo paese con 3.000 decessi legati all’ozono.
A giocare un ruolo chiave nell'inquinamento atmosferico è sicuramente il traffico, causato dai mezzi di trasporto, ma anche le emissioni determinate dagli impianti di riscaldamento.
L'Italia è già stata condannata dalla Corte di giustizia europea per aver sforato i limiti massimi per il PM10 ed è sottoposta a procedure di infrazione anche per l’inquinamento da PM2,5 e per il biossido di azoto.
Per Francesco Petracchini, direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr (IIA-CNR), si potrebbe ridurre del 30% il particolato nell'atmosfera, attuando interventi mirati sul fronte del riscaldamento e della produzione di energia e perseguendo politiche sostenibili per migliorare il settore dei trasporti.